di Giuseppe Stefano Proiti
Mancano poche ore alla prima proiezione della pellicola “La voce negli occhi”, prevista per il 5 novembre all’Uci Cinemas di Catania. Il titolo del film condensa in quattro parole un travagliato cammino fatto di dolore ma anche di gioia, perché è soprattutto l’esperienza del dolore che ci rivela la grandezza dell’amore. Un amore immenso e ininterrotto, nonostante la morte, quello dei fratelli catanesi Pietro e Salvatore Crisafulli; quest’ultimo conosciuto come il “Terry Schiavo italiano” o l’ ”Anti-Welby”.
Questa è una storia profonda e toccante, di lotta reale di un paladino della vita, una storia di bellezza pura, raccontata da un punto di vista cinematografico, a distanza di dieci anni dalla pubblicazione del libro “Con gli occhi sbarrati” da parte di Pietro e la giornalista Tamara Ferrari.
Salvatore Crisafulli è deceduto il 21 febbraio del 2013, aveva 48 anni, dieci dei quali trascorsi completamente immobilizzato, incapace di comunicare se non attraverso gli occhi e lo sguardo. Salvatore è stato vittima di un terribile incidente stradale, avvenuto a Catania l’11 settembre 2003, giorno che ha rivoluzionato la sua vita e quella della sua famiglia segnando l’inizio di un lungo e penosissimo calvario, in un alternarsi di sofferenze, rese e ribellioni. Niente da fare: dopo due anni di stato vegetativo permanente Crisafulli viveva da “locked-in”, imprigionato nel proprio corpo. I medici non gli avevano dato alcuna speranza, ma la mamma Angela e il fratello Pietro si sono resi conto, col passare del tempo, che in realtà Salvatore percepiva il mondo esterno: sentiva e vedeva tutto. Quando all’uomo gli è stato fornito un sintetizzatore vocale, le sue lacrime non erano un riflesso incondizionato, ma piccoli SOS che lanciava per far capire che c’era, che era vivo.
Il caso ha scosso la Comunità Scientifica Internazionale, mettendo in discussione i parametri che delimitano la vita e la morte, le questioni giuridiche, e non solo, relative alla volontà dei disabili gravi.
Da quel momento inizia la lotta di Salvatore in favore dei malati gravi e contro l’eutanasia. E’ straordinario pensare che dall’immobilità del suo letto ha condotto la più movimentata battaglia per l’affermazione del diritto alle cure alternative, all’assistenza domiciliare, alla dignità dei disabili. Accanto a lui, in tutti questi anni, Pietro, che non lo ha mai abbandonato un minuto.
I due fratelli hanno unito le loro energie per fondare la onlus Sicilia Risvegli, impegnata a sostegno dei familiari dei malati in coma o affetti da gravi malattie neurodegenerative. Il progetto è costruire un vero centro risvegli nel catanese per ospitare pazienti con una diagnosi di coma. Esiste anche un terreno, dove dovrebbe sorgere la struttura, donata generosamente da una famiglia, ma bisognerà trovare i fondi per realizzarla. La pellicola servirà anche a tale scopo. Pietro Crisafulli crede in questo sogno e adesso investe interamente il suo tempo per La voce negli occhi.
“Il film – spiega Pietro – è autoprodotto dai familiari di Crisafulli. L’ambientazione è quella di Catania, di Milano, della Toscana, del Veneto, delle Marche, dell’Abruzzo, del Lazio, della Campania e dell’Austria, ma è stato interamente girato in Sicilia. Molte scene sono state girate sullo sfondo del Duomo di Catania, della Villa Bellini, del Castello Ursino, di Aci Catena, di Aci Trezza ecc. Avevo interpellato la Regione e diversi Comuni per ottenere una compartecipazione alle spese, ma le istituzioni sono state vergognosamente tutte assenti>>, continua Pietro, con l’amaro in bocca.
La pellicola, che abbraccia un arco temporale di quasi quarant’anni, inizia riportandoci nella Catania del 1975, anno in cui Pietro e Salvatore, figli di genitori separati, vengono portati in collegio. Crescono insieme, quasi in simbiosi. Poi diventano adulti, si sposano, ed ognuno intraprende la propria strada, senza mai perdere di vista l’altro. Quando Salvatore è costretto a letto, Pietro che nel frattempo si è trasferito in Toscana, torna in Sicilia per assisterlo, e non lo lascerà più sino alla morte.
Tra passato e presente, nella speranza di un futuro migliore, si snoda l’intreccio di storie dal tono entusiasta e a tratti nostalgico. Lo spazio riservato ai momenti di sofferenza vissuti non risulta eccessivo; anzi si prediligono quelli leggeri e divertenti, poiché questo itinerario comune vuole essere un tributo alla storia di un grande guerriero.
Insieme, i due fratelli, incontreranno centinaia di disabili con le loro famiglie, aiutandoli a sentirsi meno soli, dando voce a chi cerca di tutelare i propri diritti, facendo capire, soprattutto alle istituzioni, che i malati non sono cittadini di serie B, e necessitano di tutto, tranne proclami e belle parole.
La sceneggiatura della pellicola, della durata di un’ora e 40 minuti, sottotitolata in inglese, è stata scritta dal regista Rosario Neri. La colonna sonora del film è stata realizzata da Andrea Ferrante.
Le scene finali del film sono state girate proprio nella casa dove Salvatore si è spento, che ora è stata venduta. E’ stato Pietro a volere che i luoghi fossero autentici.
La conclusione del film avrà certamente un impatto duro sul mondo della politica, della sanità, del costume e anche su un certo mondo ecclesiastico: il messaggio è forte, drammatico, ma al contempo carico di positività.
Pietro tiene molto a menzionare tutte le persone che hanno partecipato alla realizzazione di questo grande appello di speranza.
Il cast è composto anche da medici veri, come il dottor Enrico La Delfa. Gli attori, protagonisti di questa preziosa testimonianza cinematografica oltre a Pietro Crisafulli, che interpreta se stesso, sono Maria Maugeri, nel ruolo della tenacissima madre Angela, Carmelo De Luca, nel ruolo di Salvatore, Giovanni Gagliano, nel ruolo del fratello Marcello, Francesca Tropea, nel ruolo di Rita (moglie di Pietro), Orazio Campagna (Salvatore bambino), Karim Anselmi (Pietro bambino), Jonathan Crisafulli (Pietro ragazzo), Agata Reale (moglie di Salvatore), Arianna Castorina (figlia di Salvatore). Altri ruoli molto importanti vengono interpretati da Agatino Crisafulli (la iena), Nuccio Anastasi (bidello), Rosalba Bologna (suora), Enzo Campisi (medico austriaco), Maurizio Bologna (medico Toscano), Rosaria Ventura (medico milanese), Giuseppe Santostefano (maresciallo carabinieri), Domenico Crisafulli (interpreta lo spirito di Agatino, un altro fratello di Pietro e Salvatore morto nel ’92 a soli 21 anni).
Tutti gli oltre 150 partecipanti al progetto hanno offerto gratuitamente il loro contributo, alcuni nomi sono già noti nel mondo televisivo e cinematografico.
A tutti Pietro Crisafulli ha rivolto un commosso ringraziamento: il lavoro racchiude un grande percorso, morale, sociale, ricco di coraggio, quello che spesso molti familiari sentono scemare, quando tutto sembra perso, quando tutto si accanisce … mentre si urla che la vita ha sempre un valore inestimabile … che il diritto alla vita è insopprimibile.